È la degenerazione dei tessuti articolari, che porta a perdita della cartilagine, formazione di becchi ossei chiamati osteofiti, diminuzione dello spazio articolare e deformità dell’articolazione. Clinicamente questo si traduce in dolore a livello dell’inguine e del gluteo, irradiato fino al ginocchio, e limitazione dei movimenti, soprattutto le rotazioni e la salita e discesa delle scale.
La scelta è sempre legata al dolore ed alla limitazione della vita quotidiana del paziente. Se i movimenti sono liberi e lo spazio articolare ancora conservato alla radiografia, si può tentare un trattamento conservativo, con infiltrazione sotto guida ecografica e fisioterapia.
Quando non si riesce a controllare il dolore o la degenerazione è tale da non permettere il trattamento conservativo, si procede all’impianto di un’artroprotesi.
L’intervento, eseguito in anestesia spinale, consiste nella sostituzione dell’articolazione malata con una protesi, fatta di titanio, ceramica e polietilene, attraverso una incisione di 8-10 cm. L’utilizzo di un materiale piuttosto che un altro dipende soprattutto dalle caratteristiche del paziente.
Il paziente viene normalmente messo in piedi lo stesso giorno dell’intervento. Dal giorno successivo inizierà a camminare con l’aiuto dei fisioterapisti e proseguirà la fisioterapia per un periodo di circa un mese. Numerose accortezze dovranno essere prese nel periodo immediatamente successivo, tra cui evitare sedute basse, assumere particolari posizioni o eseguire rotazioni particolari dell’arto. Dopo circa 3-4 mesi il paziente avrà, in genere, pienamente recuperato la propria autonomia. Dopo questo intervento i pazienti si dichiarano soddisfatti in una percentuale tra il 98 e 99 %.