La capsulite adesiva (o spalla congelata) è una patologia, molto spesso di origine sconosciuta, che provoca dolore a carico della spalla e limitazione progressiva del movimento. Si associa frequentemente a patologie croniche, in particolare diabete e malattie della tiroide.
Il dolore inizialmente è notturno e può essere difficile differenziare la capsulite da altri disturbi. Col tempo la capsula diventa molto grossa e stretta, come se si avesse una manica molto aderente, riducendo sempre di più la mobilità attiva e passiva della spalla (da qui il nome di spalla congelata).
Il primo approccio non è mai chirurgico. La malattia è di per sé auto – limitante; tuttavia può impiegare fino a due anni per risolversi. Per questo motivo una infiltrazione nel punto corretto, ed eseguita da mai esperte, può essere di estremo vantaggio nell’accelerare i tempi di recupero. L’infiltrazione, associata a terapia fisica manuale, risolve il problema nell’85% dei casi in poche settimane. La restante percentuale di casi potrebbe richiedere un tempo più lungo di trattamento o, infine di un intervento chirurgico.
L’intervento viene eseguito in artroscopia ed in anestesia combinata (loco regionale e sedazione): attraverso un piccolo portale si inserisce una telecamera nella spalla e con l’aiuto di una micro forbice ed uno strumento che emette radiofrequenze si taglia la capsula intorno all’articolazione, permettendo la liberazione del movimento.
Dopo l’intervento si deve procedere con la mobilizzazione continua ed immediata, per evitare che il tessuto cicatriziale blocchi nuovamente la spalla. Dopo circa 2-3 mesi il paziente svolge una vita praticamente normale. Il recupero pieno si osserva intorno ai 6 mesi dall’intervento. Il tasso di successo di questo intervento è di circa l’85%.