Si definisce instabilità di spalla una lussazione o sublussazione recidivante dell’articolazione gleno-omerale (tra omero e scapola). Il primo episodio è in genere traumatico (una caduta o un impatto); a questo possono far seguito altri episodi di lussazione anche in seguito a movimenti banali, quali nuotare o sollevare un peso.
Anche in assenza di nuove lussazioni, la spalla può compiere movimenti anomali che provocano dolore e lesioni alle strutture circostanti. Il rischio di avere nuovi episodi di lussazione in seguito al primo dipende da una serie di fattori, tra cui l’età e l’attività sportiva praticata dal paziente.
La scelta del trattamento è come sempre soggettiva, ma nel caso della lussazione il criterio età è fondamentale. Tutti i pazienti di età inferiore a 18 anni hanno indicazione all’intervento, avendo un rischio di ulteriori lussazioni vicino al 90%. Con le nuove lussazioni aumenta il rischio di lesioni nervose e si usura la superficie ossea; per questo la tendenza è quella di operare subito i pazienti molto giovani. Dopo i 30-35 anni di età il primo episodio viene trattato con 3 settimane di immobilizzazione seguite da un periodo di fisioterapia.
Tra i 20 ed i 30 anni di età dovranno essere considerati altri fattori, quali la lassità dei tessuti, il tipo ed il livello di attività sportiva praticata dal paziente, il tipo di lesione presente in radiografia, tac o risonanza.
Sono sostanzialmente 2 i tipi di intervento praticati. In acuto, nei pazienti più giovani e senza lesioni ossee, si può procedere alla riparazione dei legamenti per via artroscopia, in anestesia combinata (loco regionale più sedazione). Dopo aver inserito una piccola telecamera nella spalla, si reinseriscono i legamenti strappati durante la lussazione e si restringe lo spazio articolare, impedendo di superare nuovamente il limite di escursione articolare (intervento di Bankart).
Nelle lussazioni recidivanti, con perdita ossea ed evoluzione cronica, si utilizza una tecnica di innesto osseo, che consiste nello spostamento di un blocchetto d’osso (in genere la coracoide) davanti alla superficie articolare(intervento di Latarjet o Bristow). Questo permette sia di compensare l’usura dell’osso, si di trasferire dei tendini davanti all’articolazione per bloccarne la lussazione. L’intervento si esegue in anestesia combinata e per via aperta, con un incisione di circa 5 cm sulla faccia anteriore della spalla.
Dopo l’intervento chirurgico, il braccio viene mantenuto in tutore per circa 4 settimane. Inizia, quindi, un periodo di recupero funzionale e della forza. In genere il recupero completo si osserva tra i 3 e 6 mesi post operatori.
Il ritorno allo sport è concesso a 6 mesi, in assenza di sintomi, e dopo adeguata riatletizzazione.
Il tasso di successo di questi interventi è di circa al 95 % dei casi.